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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De amicitia, 51
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originale
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[51] Atque etiam mihi quidem videntur, qui utilitatum causa fingunt amicitias, amabilissimum nodum amicitiae tollere. Non enim tam utilitas parta per amicum quam amici amor ipse delectat, tumque illud fit, quod ab amico est profectum, iucundum, si cum studio est profectum; tantumque abest, ut amicitiae propter indigentiam colantur, ut ii qui opibus et copiis maximeque virtute, in qua plurimum est praesidii, minime alterius indigeant, liberalissimi sint et beneficentissimi. Atque haud sciam an ne opus sit quidem nihil umquam omnino deesse amicis. Ubi enim studia nostra viguissent, si numquam consilio, numquam opera nostra nec domi nec militiae Scipio eguisset? Non igitur utilitatem amicitia, sed utilitas amicitiam secuta est.
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traduzione
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51 Anzi, a mio parere, chi basa l'amicizia sull'interesse distrugge tra i vincoli dell'amicizia quello che ? pi? vicino all'amore. In realt?, non ci ? caro tanto ricavare un guadagno dall'amico, quanto il suo stesso amore, e quel che ci proviene dall'amico risulta piacevole solo se accompagnato dall'affetto. E credere che le amicizie si coltivino per indigenza ? tanto lontano dal vero che si rivelano pi? generose e magnanime proprio le persone che, forti del loro prestigio, delle loro ricchezze e soprattutto della loro virt?, nella quale trovano la maggiore risorsa, hanno meno bisogno degli altri. Anzi, sono portato a credere che non ? neppure necessario che agli amici non manchi mai assolutamente nulla. Quando avrei potuto dimostrare tutto il mio affetto se Scipione non avesse avuto bisogno mai del mio consiglio, mai della mia collaborazione in pace o in guerra? Non ? stata pertanto l'amicizia a seguire il vantaggio, ma ? il vantaggio che si ? accompagnato all'amicizia.
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